Neonati, il San Gerardo gemello di Nazareth.

Primo obiettivo: costruire entro un anno un reparto di neonatologia.

di Alessia Ferrario
Il Cittadino del 28 Settembre 2006

Al centro di Monza anche il compito di formare il personale medico e non.

Il San Gerardo è gemello dell’Holy family. Martedì scorso la direzione dell’azienda ospedaliera ha ratificato il nuovo progetto di cooperazione con il centro sanitario di Nazareth in Israele. L’ospedale Holy family, appartenente al Fatebenefratelli, è al servizio di tutta la popolazione della zona senza distinzione di religione e razza, né tra i pazienti, né tra gli operatori. Ospedale di pace come lo chiamano da quelle parti.

L’elevato tasso di natalità, 268 parti solo nel mese di agosto 2006 per una media di 2mila parti l’anno, e la necessità di far fronte a sempre più numerosi parti a rischio, ha posto il problema di fornire un servizio di neonatologia adeguato, soprattutto per l’assistenza a neonati prematuri. Una tradizione, quella della neonatologia, che è forte e radicata nel reparto del San Gerardo diretto da Paolo Tagliabue. L’obiettivo del gemellaggio è quello di dotare l’ospedale Holy family di infrastrutture, apparecchiature e competenze in grado di far fronte a queste esigenze. Il progetto, avviato nel 2006 con una durata di due anni, rientra nel programma di collaborazione e sviluppo internazionale, in ambito sanitario, approvato dalla Regione Lombardia che tocca quest’anno Africa, Medio Oriente e America Latina: ecco spiegata la partecipazione alla conferenza di Carlo Tersalvi che spiega come questa politica di cooperazione << sia un segno importante dell’interesse della Regione verso il resto del mondo, soprattutto se inquadrata nell’odierno periodo storico, nella prospettiva di creare legami tra professionisti, cioè possibilità di confronti e crescita – ha aggiunto – e di rendere una testimonianza concreta di come il dialogo e la pace possano crescere quotidianamente, grazie alla collaborazione finalizzata al bene della società >> (nella foto, la presentazione del progetto con il direttore monzese Ambrogio Bertoglio e il dirigente di Nazareth).

Due ospedali simili per l’approccio al paziente, che mira a dare attenzione alla persona nella sua globalità: così per Elena Fazzini, presidente di Hope, associazione nata per sostenere a distanza esperienze di pace concreta, che ha spiegato come la visita a Nazareth l’abbia spinta a mettersi in contatto con amici, architetti, enti pubblici e privati per realizzare un progetto che, attraverso la sinergia di impegno delle realtà private e delle istituzioni pubbliche, possa incarnare una speranza per il Medio Oriente.

Pace, la parola d’ordine, sinergia il mezzo per raggiungerla, secondo i programmi dei promotori dell’iniziativa transcontinentale.

Sostegno economico e non solo, quello degli attori coinvolti – cioè Regione, San Gerardo, Hope – che parte da un preventivo di 900mila euro.

All’ azienda ospedaliera di Monza spetta poi l’impegno anche e soprattutto negli stages di formazione del personale medico e non medico. L’associazione Hope prevede entro dicembre 2007, tra poco più di un anno, di veder realizzato il reparto di neonatologia e terapia intensiva di Nazareth.