Una catena di solidarietà con l’ospedale della pace.

Gemellaggio: aiuti dal San Gerardo alla Patologia neonatale di Nazareth

di Cristina Bertolini
Il Giorno Monza Brianza del 27 Settembre 2006

MONZA – IL SAN GERARDO insegna ai medici di Nazareth come gestire i bimbi prematuri. E’ stato sottoscritto nei giorni scorsi il protocollo di cooperazione e di gemellaggio tra l’azienda ospedaliera monzese e l’Holy family hospital di Nazareth, appartenente al Fatebenefratelli da oltre cento anni. In questo ospedale lavora fianco a fianco personale cristiano, musulmano, ebreo e di diverse altre etnie. Altrettanto promiscua é l’utenza.

«Il progetto – come spiega Alberto Tersalvi, funzionario della Regione Lombardia – rientra nel programma di collaborazione e sviluppo internazionale in ambito sanitario approvato quest’anno dalla Regione». Il gemellaggio darà il via alla collaborazione tra San Gerardo e ospedale di Nazareth per la realizzazione e l’equipaggiamento dell’Unità operativa di Patologia neonatale all’Holy family. Nel 2005 sono aumentati i ricoveri (8.500) e in particolare i parti, arrivati a quota 1.700. «Solo nell’agosto di quest’anno –  spiega il direttore sanitario Baroum Masad – sono stati 285, quindi dobbiamo attrezzarci a far fronte anche a un 10-15% di casi di neonati sottopeso, prematuri e con difficoltà cardiache e respiratorie.

Stiamo creando un servizio di Patologia neonatale adeguato e abbiamo chiesto aiuto ai colleghi di Monza, dove verrà a formarsi il nostro personale medico, infermieristico e tecnico». In programma anche la fornitura di attrezzature necessarie all’assistenza di neonati fra le 28 e le 34 settimane (più piccoli e con problemi cardiorespiratori), l’organizzazione di missioni di personale italiano a Nazareth e l’utilizzo di formazione a distanza o il teleconsulto. La Regione Lombardia ha stanziato oltre 2 milioni di euro per i programmi di collaborazione internazionale di cui metà per gemellaggi e 200mila in due anni per Nazareth per allestire e completare le infrastrutture con 4 posti letto di terapia intensiva e 8 di terapia post intensiva.

In più, dall’esperienza di Elena Fazzini, ex paziente del San Gerardo, è nata l’associazione Hope che aiuta gli operatori israeliani alla realizzazione della struttura, alla creazione di collaborazioni internazionali per la formazione del personale.