Brasile, la missione italiana anti Covid: donate 18 postazioni di terapia intensiva

Imprenditori con il Policlinico di Milano, la Fondazione Europea Guido Venosta e la Hope Onlus hanno risposto all’appello di Papa Francesco per l’Amazzonia colpita dal virus

di Daniele Mastrogiacomo
La Repubblica del 02 Settembre 2020

La più impegnativa operazione umanitaria di questo 2020 è stata portata termine in questi giorni nel Brasile sfiancato dal Covid 19. Merito, ancora una volta, dell’Italia che attraverso la Hope Onlus, il sostegno finanziario della Fondazione Europea Guido Venosta e il decisivo contributo del Policlinico di Milano, è riuscita a consegnare 18 postazioni di terapia intensiva, equipaggiate da altrettanti ventilatori polmonari ad alta tecnologia e 6 ecografi portatili per la diagnosi e la cura del coronavirus in 6 ospedali brasiliani distribuiti negli Stati più poveri e meno attrezzati per affrontare l’ondata di infezioni. Non è stata un’operazione facile. Per le difficoltà logistiche e di trasporto e per le condizioni territoriali. Si trattava di raggiugere zone dell’Amazzonia percorrendo migliaia di chilometri, via aereo ma soprattutto via terra, con i camion che dovevano attraversare regioni impervie, strade invase dal fango e da punteggiate da profondi crateri.

La missione ha voluto rispondere all’appello di Papa Francesco che proprio sul Brasile aveva sollecitato un intervento dopo le impennate dei contagi e l’altissimo numero di morti. Il gigante sudamericano è il secondo paese al mondo più colpito dal Covid 19, con oltre 3,8 milioni di infezioni e 119 mila morti, secondo gli ultimi dati forniti dalla World Health Organization. Tramite il suo Elemosiniere, Cardinale Konrad Krajewki, il Pontefice si era rivolto direttamente a Elena Fazzini, fondatrice di Hope, che si era subito detta disposta a mettere in campo la sua capacità organizzatrice e manageriale accumulata in tanti anni di lavoro nel mondo della solidarietà internazionale.

A ricevere le postazioni di terapia intensiva e i ventilatori polmonari sono stati l’Hospital Santa Casa de Misericórdia di Goiâna, l’Hospital Maternitade Dom Orione di Araguaiana, la Sociedade Beneficiente Sâo Camilo di Crato, l’Hospital São José di Aracajú, l’Hospital São Francisco na Providência de Deus di Rio de Janeiro e l’Hospital São Lucas di Porto Alegre. Il materiale è stato consegnato anche da due volontari di Hope: Paolo Taccone, dirigente medico di Terapia intensiva del Policlinico di Milano e Antonio Guizzetti, economista, ex dirigente della Banca Mondiale. Assieme a uno staff di esperti sanitari e infermieri sono rimasti sul posto e proprio in questi giorni stanno istruendo il personale locale su come usare i macchinari. Si tratta, come è noto, di un processo formativo essenziale, il solo in grado di salvare pazienti gravi che vanno sedati, intubati e poi seguiti con procedure tutte da impare.

Il contributo determinante è arrivato da Giuseppe Caprotti, ex azionista e ad della Esselunga che dopo aver lasciato il mondo della distribuzione alimentare si sta dedicando alla solidarietà umanitaria, un campo che non ha mai abbandonato. Ha rilanciato la Fondazione euopea Guido Venosta, intitolata al nonno materno, attiva da anni. Grazie a lui è stato raccolto 1 milione di euro da donazioni private, servito all’acquisto e al traporto del materiale sanitario. Caprotti ha contribuito personalmente con 472mila euro. La sua presenza nella complessa operazione non è casuale. “Il Brasile”, ci racconta, “è rimasto nel mio cuore. Ci sono andato per la prima volta nel 1979, invitato da un mio caro compagno di classe che era appunto brasiliano. Restai alcuni mesi lavorando come operaio in una catena di supermercati a San Paolo. Ho un ricordo struggente di quel grande paese. Viveva nel pieno della dittatura militare e si respirava un clima pesante. Avevo 18 anni e per me fu un’esperienza fondamentale. Ci sono tornato nel 2000 e credo che ci tornerò ancora per contributi ambientali. Sono in contatto con il WWF, mi hanno chiesto di aiutarli con nuovi progetti di difesa del suolo e delle foreste. E’ un tema essenziale, vitale per il futuro del pianeta. Denunciarlo soltanto serve a poco, bisogna fare di più. Farlo per il Brasile – aggiunge al telefono – è un modo di restituire a quel paese, afflitto da gravi problemi e da una profonda povertà, quanto mi ha dato in gioventù”.