Qualità popolare.

Le nostre case low cost una sfida anche politica. Due dei vincitori del concorso “Abitare a Milano” raccontano i loro progetti avanzati di edilizia sociale.

di Barbara Casavecchia
La Repubblica del 04 Novembre 2010

«LA NOSTRA sfida? Progettare case popolari come se non lo fossero, puntando alla qualità urbana», spiegano Lorenzo Consalez e Marcello Rossi. Tra gli architetti milanesi dell’ultima generazione, c’è anche chi, come loro, non si è occupato solo di edilizia de luxe. Sono uno dei gruppi vincitori del concorso pubblico Abitare a Milano 1, lanciato nel 2005, per la costruzione di quattro nuovi quartieri. Consegnato a dicembre ’09 il bel complesso al Gallaratese firmato dai MAB Arquitectura, adesso attendono l’assegnazione gli appartamenti degli altri tre, dove i lavori sono finiti: al Giambellino, le case di Cecchi & Lima Associati; in via Senigallia, a Bruzzano, quelle dei pavesi OdaAssociati; e, appunto, le palazzine di via Civitavecchia di Consalez – RossiAssociati – in tandem con Saverino Vudafieri Partner, coi quali collaborano spesso (tra i prossimi progetti comuni, anche un complesso da 400.000 unità a Shanghai). Lo studio è senza fronzoli, con 9 collaboratori, affacciato su un cortile di via Cadolini. Consalez (classe ’64) si è laureato con Raffaello Cecchi al Politecnico, dove insegna progettazione dal 2001, e la gavetta l’ha fatta nello studio milanese di Gino Valle; Rossi (1966), dopo una laurea con Cino Zucchi è partito per l’estero, e i suoi primi edifici li ha realizzati sul campo, in Brasile, per progetti di cooperazione internazionale. «Tra le quattro zone, ci siamo concentrati sulla meno “spettacolare”, ma anche la più immersa nel verde, una delle chiavi della filosofia del concorso. Perché pensiamo che lo spazio che resta tra i volumi e li circonda sia altrettanto importante degli edifici in sé. La centralità della pianta, del masterplan, è una delle caratteristiche di quella che qualcuno chiama la scuola milanese», dice Consalez. Le case – una torre all’angolo con via Civitavecchia e tre corpi più bassi all’interno – occupano i due ettari di un lotto (un ex-parcheggio) vicino alla fermata MM di Crescenzago, che da un lato ha un quartiere di vecchie case popolari, dall’altro la nuova sede aziendale RCS, progettata da Boeri Studio, con la sua torre da 80 metri che svetta come un campanile. In fondo, invece, c’è il Parco Lambro, rispetto al quale il progetto si pone come filtro urbano e porta/piazza pubblica aperta. Un altro fulcro è la Casa dell’Acqua, un hammam a disposizione di tutto il quartiere, che rimane in attesa delle gare d’appalto per i servizi. «Speriamo che succeda presto. Abitare a Milano era un concorso ambizioso, il primo dopo decenni e all’insegna di un’edilizia avanzata. Sembrava una svolta politica e invece è rimasto in sordina nelle pieghe dell’amministrazione. A volerlo fortemente era stato l’assessore Verga, per approfittare di un generoso finanziamento e di una legge regionale, la Borghini, che permetteva di “forzare” la destinazione d’uso di alcune aree standard, a patto di impiegarle per edilizia sociale. I tempi​ tecnici sono stati strettissimi, pochi mesi, dal progetto agli esecutivi, e così per una volta hanno scavalcato quelli della politica. Bisogna chiedersi cosa succederà ora di questi quartieri, dato che gli orientamenti attuali sembrano andare in una direzione molto diversa». Nel futuro di Milano e del suo PGT cosa vedono? «E’ una scommessa, che si giocherà sul piano del mercato delle aree edificabili. Citylife è il classico esempio di come abbia vinto chi aveva più soldi, ma meno qualità progettuale in tema di utilizzo pubblico di una zona.» Nel loro futuro immediato, invece, c’è l’asilo nido dell’Ospedale di Desio, progettato per ridurre al minimo i consumi energetici e prefabbricato in legno, sulle cui nuove tecnologie stanno puntando con convinzione.